Roma, 14 magggio - La quinta commissione del Csm ha votato all'unanimità la proposta della nomina di Salvatore Vitello a capo della Procura di Siena.
La proposta sarà portata in Plenum per il voto definitivo (quindi la decisione non è ancora definitiva...n.d.r.)
La proposta sarà portata in Plenum per il voto definitivo (quindi la decisione non è ancora definitiva...n.d.r.)
Per "celebrare" l'avvenimento il CDD è lieto di rispolverare un post dedicato proprio a Vitello. In attesa di acclarare cosa si muova in quel di Siena ....... nella Toscana delle massonerie, dei mostri di Firenze e del FORTETO ......
I MINISTRI OMBRA E L'OMBRA DEI MINISTRI.
La telefonata del 24 gennaio 2011 al consigliere Salvatore Vitello
La partita sulla difesa della Costituzione e della legalità
non si gioca sui "volti pubblici" ufficiali.
Salvatore Vitello |
Il 24 Gennaio 2011 Paolo Ferraro, magistrato in regolare servizio della Procura di Roma, decide di telefonare a Salvatore Vitello, un magistrato di Cassazione, di peso e di proverbiale “profilo basso” programmatico, già magistrato della Procura di Roma, promosso Procuratore capo di una Procura calabrese dall'estate del 2009 ma con vari e rilevanti incarichi istituzionali alle spalle .
[Nel 1983 Salvatore Vitello vincitore del concorso in magistratura rinvia l'ingresso in magistratura e viene impiegato per “chiamata alla leva” nell'esercito italiano. Diverrà collega di corso, conosciuto nei seminari nazionali per la formazione di magistrati, dal 1984. Nel 1987 verrà nominato magistrato addetto alla Direzione del personale nel ministero di Giustizia nell'allora Direzione generale degli Istituti di prevenzione e pena, poi denominata D.A.P (Dipartimento amministrazione penitenziaria). Anche lì vi era Paolo Ferraro, ma addetto all'ufficio VIII.
Dal 1989 sarà nella procura circondariale di Roma sino a che non arriverà al Ministero di Giustizia, nuovamente nella Direzione generale del personale, poi passando anche all'Ufficio legislativo sempre del Ministero, nell'epoca in cui lavorerà insieme a Giuseppe Cascini divenuto segretario di un sottosegretario del Ministero di Giustizia e compare anche Claudio Castelli anche più volte segretario nazionale di MD. E' in quegli anni che il ministero passa dal Dicastero di Flick al Ministro Diliberto, quello dei “valori” e anche al Ministro Mastella. La sua carriera “istituzionale” proseguirà vedendolo tra l'altro da ultimo continuativamente vicecapo di Gabinetto sia sotto il Ministro Sansevero che sotto l'attuale ministro Cancellieri.]
Una carriera e un ruolo oltre i ministri e oltre le fasi politiche.
La telefonata che ora ascolterete fu effettuata dopo che avevo scoperto nel 2011 che la doppia procedura di dispensa archiviata per due volte nel 2009 e 2010, era stata potuta riavviare sulla scorta della frase “Ho saputo dal collega cons. Filippo Vitello....”. Questa frase era stata inserita in una nota trasmessa al CSM appositamente e per ben due volte da Giovanni Ferrara, e la nota era servita ovviamente ad attivare la procedura di dispensa.
L'ufficio non avrebbe dovuto né potuto sapere che ero stato prelevato (letteralmente sequestrato) e condotto in ospedale per subire trattamento psichiatrico "neutralizzante", perchè io stavo perfettamente bene in ufficio e neanche Vitello avrebbe potuto immaginare, mentre nella telefonata egli racconta che una persona imprecisata gli avrebbe detto che avevo avuto un “malore” .
D'accordo con il mio personale avevo inviato una mera domanda di ferie e ovviamente avevo istruito immediatamente il mio personale spiegando quanto grave fosse la situazione, inoltre ovviamente chi lavorava con me ne conosceva a menadito gli antefatti. La domanda di ferie era servita sia a rendere più difficile l'attacco a me sia a scoprirne la matrice, come poi puntualmente è avvenuto.
Infatti la mia ex moglie aveva quel maggio del 2009 tentato di ottenere di nascosto da me, proprio il giorno prima della inaspettata “visita” di Salvatore Vitello all'ospedale dov'ero tenuto, un certificato di ricovero-diagnosi “per l'ufficio”, venendo respinta al mittente su mia direttiva esplicita (essendo stato subito avvertito dal personale della struttura). A quel momento il certificato che cercavano di usare contro me era quello della psichiatra che aveva eseguito il blitz illegale.
L'ufficio non aveva in mano nulla e non poteva neanche ufficiosamente far intendere che sapeva, altrimenti sarebbero emersi i rapporti sotterranei intercorsi con i miei parenti ”arruolati”. Nessuno poteva sapere se non coloro che avevano organizzato la cosa. Vitello fu notiziato e comunque venne da me, perchè attraverso lui la notizia poteva arrivare dall'ufficio al CSM in modo insospettabile.
Telefonando a Vitello intendevo chiarire il punto.
La mia conoscenza del ruolo da lui in generale rivestito, anche nella Procura di Roma dove era comparso tra un incarico istituzionale e l'altro, era profonda, e la sua “visita” di allora non aveva alcuna spiegazione logica.
[Vitello tra le mille cose fu anche l'autore materiale del testo trasfuso nel sollevato conflitto di attribuzioni dinanzi ala Corte Costituzionale, tra la PROCURA di Roma e la Commissione parlamentare, aperto intorno al sequestro dell'autovettura perforata dai proiettili dell'agguato ad Ilaria Alpi. Il conflitto fu vinto dalla Procura di Roma sottraendo il veicolo agli accertamenti della commissione, all'epoca guidata dall'Avvocato Taormina. Dal confronto e perizia sull'auto e dai riscontri altri si sarebbe potuta ricostruire con esattezza la dinamica dell'agguato e se Ilaria fosse stata uccisa non dai proiettili sull'auto, ma a parte, subito dopo. Un accertamento essenziale per acquisire elementi circa la premeditazione commissionata dell'omicidio.]
Attraverso la telefonata si evince, per chiunque la ascolti, che Vitello ben sapeva da sempre chi fosse Paolo Ferraro, all'epoca regolarmente in servizio nella Procura, e in essa incautamente Vitello erra, indicando l'ospedale in cui ero stato immesso come il San Filippo Neri e subito lasciando in sospeso la affermazione avvolta nella incertezza. Da chi fu richiesto e avvertito non emerge.
Dalla ricostruzione dei fatti avrei dovuto essere “destinato” al San Filippo Neri, dopo il sequestro, “per competenza territoriale”, struttura gestita da Stefano Ferracuti, figlio dello storico Ferracuti dei Servizi, e con gli obiettivi distruttivi che è dato evincere dall'intera ricostruzione della vicenda.
Immetto in rete questa prima registrazione telefonica, ora, per rendere edotti coloro che l'ascolteranno con la diligenza professionale che compete loro; ma anche chi la ascolterà a digiuno di esperienze investigative e professionali, può capire.
In qualità di Vice capo di gabinetto lo stesso Vitello Salvatore era presente al Ministero della Giustizia il 7 Gennaio 2013 quando il Ministro Sansevero firmò di tutta urgenza la dispensa dal Servizio di Paolo Ferraro, mentre il Consiglio Superiore della Magistratura il pomeriggio stesso, già investito della richiesta di aspettativa per motivi elettorali del magistrato Paolo Ferraro, nella seduta fissata o rinviata al pomeriggio, diede “atto” della non appartenenza di Paolo Ferraro all'Ordinamento Giudiziario, ed in realtà la delibera non notificata non era ancora efficace .
Stefano Pesci, Filippo Vitello, Agnello Rossi, Giuseppe Cascini, Giovanni Ferrara, Nunzia Delia, Delia Cardia e anche Giuseppe De Falco in particolare sanno e sapevano bene chi era ed è Paolo Ferraro. E lo sanno e sapevano i membri del Csm, alcuni dei quali mi conoscevano da decenni.
E lo sapevano Petrucci Luca, Stefano Ferracuti, Luigi Cancrini, Francesco Bruno e molti altri che stanno dentro la vicenda mani e piedi.
Lo sapeva però bene anche Alberto Caperna, amico affettuoso, che mi disse nel Maggio 2011 “è un peccato, tu sei nato per fare il magistrato”, e disse i primi dell'ottobre 2012 “Rientra, fai finta di niente, dimentica quello che ti hanno fatto”.
E lo sapeva anche Pietro Saviotti al quale, dopo aver telefonato all'aggiunto di Milano Spadaro, avevo rivelato le mie preoccupazioni per la portata più grave e generale di quello che avevo scoperto, in relazione a legami col mondo militare ed ambienti “inquietanti”e varie altre.
Ovviamente lo sapevano tutti coloro che estranei a costoro, conoscono e conoscevano Paolo Ferraro da trenta anni.
ASCOLTATE con animo libero ed attento questa telefonata: sarà la vostra sensibilità a dirvi con chi parlo.
E non lasciatevi “trarre” in “giudizio” dal tono mellifluo e amicale, né dal tono alterato e irritato con cui, credendo che il telefono fosse stato da lui già chiuso, alla fine, stentoreamente ringhierà “maresciallo...” : il magistrato Salvatore Vitello, persona e toni noti al suo personale anche in Roma ed alla sua assistente e al di lei collega assistente, che se ne andarono via dalla sua segreteria ... sdegnati, ma per altri motivi, quando Vitello era nella Procura della capitale.
Non sembri ultroneo far presente che oggi (novembre 2013 n.d.r.) capo gabinetto del Ministero di Giustizia è Renato Finocchi Ghersi, per svariati anni segretario della Corte Costituzionale, e nel critico anno 1992, e l'altro vice capo di Gabinetto è Roberto Mucci, per svariati anni nel Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, e nel critico anno 2012 da ultimo impegnati sul fronte “caldo” del Ministero della Giustizia, reso incandescente da vicende che ne stanno squassando l'involucro.
La partita sulla difesa della Costituzione e della legalità non si gioca sui “volti pubblici" ufficiali ... i ministri passano, ma i funzionari restano!
Paolo Ferraro
102 La telefonata del 24 gennaio 2011 al consigliere Salvatore Vitello from CDDpaoloferraro on Vimeo.
SCOOP
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