Cecchignola: fabbrica di una sexual addiction generation ?
Nei brogliacci audio inseriti da Paolo Ferraro in tutta la rete web si sentono bambini e adolescenti coinvolti in attività parafiliache con adulti. Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM-IV inserisce la parafilia in un’unica classe di seguenti disturbi sessuali: pedofilia, masochismo sessuale, sadismo sessuale, travestitismo, esibizionismo frotteurismo, feticismo e voyeurismo. La mia sensibilità mi impone di mettere in evidenza che l’abuso sessuale nei bambini e negli adolescenti creano traumi psicologici che si manifestano con disturbi simili a quelli riconoscibili negli adulti. Questi bambini e questi adolescenti traumatizzati generalmente mostrano un elevato stato di allarme, accentuate risposte di trasalimento, maggiore volubilità, scarsa concentrazione e affetti più labili. In questi bambini o adolescenti sono frequenti i disturbi dell’alimentazione, del sonno e dell’apprendimento attraverso un pensiero molto disorganizzato. I pattern affettivi vanno da ansia e panico a preoccupazione e paura, che può apparire in forma più vivida sotto forma di incubi. Questi pattern possono anche essere accompagnati da stati di grande spossatezza e depressione. Gli stati somatici seguono i pattern affettivi, soprattutto quelli associati ad ansia, come aumento del battito cardiaco, tensione muscolare, sintomi gastrointestinali, mal di testa e dolori muscolari. Se poi l’esperienza traumatica ha implicato dolore fisico, quest’ultimo può essere risperimentato in forma dissociata (scissione psichica). I traumi sessuali hanno maggiori probabilità di scatenare sintomi somatici. All’interno di un quadro deontologico il clinico difronte a una denuncia di abusi sessuali contro minori ha degli obblighi di legge da rispettare anche nel caso si trovasse di fronte al dilemma se segnalare o non segnalare il fatto o i fatti all’Autorità Giudiziaria. Il clinico deve quindi attivarsi anche nei confronti di tale rischio; nel caso della Cecchignola questo rischio non esiste poiché le prove audio di Paolo Ferraro sono indiscutibili e incontrovertibili. Oramai la letteratura sembra concorde nel ritenere che i significati delle diverse manifestazioni sintomatologiche della sessualità compulsiva o sexual addiction, al di là degli inquadramenti nosografici, vadano compresi facendo riferimento alle qualità e ai climi dei contesti relazionali all’interno dei quali prima il bambino ora l’individuo è cresciuto. Questi bambini sono destinati a divenire la sexual addiction generation, magari riuscendo a condurre una doppia vita all’insegna della “pantomima sociofamiliare”, una vita caratterizzata dall’esibizionismo di un comportamento esemplare nei confronti della famiglia e dalla parallela e segreta pratica del sesso over all. E’ particolarmente suggestiva l’ipotesi, recentemente avanzata da alcuni studiosi, del “trauma reenactment” (ripetizione del trauma). Le ragioni del comportamento sessuale compulsivo risalirebbero, secondo questi studiosi, ad abusi sessuali, fisici e psicologici subiti durante l’infanzia. Sembra che in queste situazioni il bambino, oltre ad essere fatto oggetto di violenza, sembra anche farsi carico della colpa dell’aggressore attraverso il classico fenomeno identificativo. La confusione vissuta dal bambino è, in tal senso, tra il linguaggio della tenerezza in un certo senso pre-concepita dal piccolo e il linguaggio della passione drammaticamente sperimentata come violenza. Ecco che durante il percorso terapeutico diventa importante anzi fondamentale, in queste situazioni, operare a partire dalla ricostruzione e risignificazione degli ambienti all’interno dei quali il bambino è vissuto, soprattutto se traumatici. In Italia comunque possiamo stare tranquilli, forse. Infatti esistono due centri a Roma che si occupano di sexual addiction: uno è il Centro per le Dipendenze Affettive e Sessuali presso l’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie (ISP) di Roma, che si occupa di ricerca clinica delle dipendenze relazionali (si avvale dell’ausilio di psichiatri, medici e avvocati), guidato da Filippo Petruccelli e l’altro è il Centro di Ricerca e Trattamento per la Dipendenza Sessuale (CeDiS) di cui è responsabile Tonino Cantelmi. Tonino Cantelmi è stato tra i primi ricercatori italiani a studiare la personalità di questi soggetti e sottolinea come la dipendenza sessuale sia sostanzialmente una relazione disturbata col sesso, attraverso la quale la persona allevia lo stress, fugge da sentimenti negativi o dolorosi e dalle relazioni intime che non è capace di gestire. Quindi T. Cantelmi afferma che per questi soggetti la relazione sessuale diventa il bisogno fondamentale rispetto al quale tutto il resto viene sacrificato. Inoltre sempre a Roma sono attivi gruppi di autoaiuto e diversi gruppi di ricerca guidati sempre da Tonino Cantelmi presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca in Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale.
di Marco Attard
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